3 consigli per migliorare le relazioni con gli altri

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Hai presente quelle giornate in cui le relazioni più sociali che vorresti sono quelle con il tuo letto?

Ebbene io ad esempio sono uno di quelle persone che per molti anni ( e spesso anche ora) prima delle 10 ha desiderato semplicemente dialogare con il caffè. Tuttavia mi stupivo di quanto i miei colleghi mi evitassero. Strano, vero, non avvicinarsi a qualcuno che ti risponde a grugniti perché non riesce a formulare nemmeno un “Ehi, ciao! Come va?”
C’è da dire che nell’articolo “Il Rapport, come conoscerlo e applicarlo nelle relazioni.” sono riuscito a migliorare notevolmente quest’aspetto, ma la domanda principale da porsi è la seguente.

Ma perché le relazioni non vanno come vogliamo?

Scherzi a parte, i motivi per cui spesso molte persone fanno fatica a costruire delle buone relazioni sono molto evidenti: semplicemente non ci sono buone relazioni perché in fondo non ci impegniamo a realizzarle.

Davide, ci volevi proprio te per enunciare questa illuminante verità, eh…
Non che mi senta l’Osho de noartri, ma d’altronde come direbbe Occam e il suo rasoio:

“Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”

ossia “è inutile moltiplicare gli enti se non sono necessari”.

Quindi, ribadisco: quando mi sono domandato come mai non riuscivo a migliorare le mie relazioni con il prossimo, ho trovato come miglior risposta semplicemente il fatto che non mi stavo adeguatamente impegnando. Vediamo di farlo ora e per migliorarci, chiamo in aiuto uno straordinario Dale Carnegie.

3 consigli per migliorare le relazioni.

Se non conosci Dale Carnegie, ti consiglio veramente di leggerti il suo libro “Come trattare gli altri e farseli amici”, un libro pubblicato a metà degli anni Trenta del secolo scorso, ma ancora incredibilmente attuale!

Ottimo libro con ottimi consigli sulle relazioni

Di tutti i consigli preziosi di cui parla Carnegie nel suo libro, oggi ne voglio trattare 3.

Il Primo: ricordati il nome di chi incontri.
Il libro di Carnegie ruota intorno ad una sacrosanta verità: se vuoi che le tue relazioni con gli altri migliorino, allora devi mostrare un profondo e sincero interesse sugli altri. Se ad esempio in una conversazione ti mostri veramente affascinato da quanto una persona ha da dire su se stessa, quest’ultima ti considererà il miglior interlocutore del mondo. Porre qualcuno al centro dell’attenzione, vuol dire attribuirgli valore, importanza e lo fa sentir bene. Attenzione, non parlo di adulazione, ma di sincera approvazione. Una delle prime mosse vincenti per far capire a qualcun altro che si è interessati a migliorare le relazioni con lui è quindi sicuramente imparare il suo nome perché, come dice Carnegie stesso,  “per una persona il suo nome è il suono più importante e più dolce in qualsivoglia lingua” ed è vero!

Quanti uomini di successo donano ingenti cifre pur di vedersi dedicato un’ala di una libreria pubblica o di un museo?
Sei mai entrato in una chiesa? Hai notato che sulle panche ci sono a volte delle targhette che riportano i nomi degli offerenti?
Per non parlare, ad esempio, di una cosa che mi sta molto a cuore come il mondo dei videogiochi: Pillars of Etenrity, un fantastico videogioco di ruolo, è riuscito a raccogliere abbondantemente i fondi necessari per lo sviluppo del gioco tramite un crowdfunding. I nomi dei fondatori sono apparsi nel gioco stesso su alcune targhette disseminate nelle aree di gioco.

Insomma chiunque faccia qualcosa di anche gratuito e benevolo, lo fa comunque per un tornaconto personale, una gratifica, per sentirsi importante e necessari per qualcuno e qualcosa. E non c’è nulla di male in questo perché l’umanità si evolve proprio perché desideriamo stare sempre meglio prima di tutto per noi stessi, quindi per i nostri cari ed infine per tutti gli altri. Tornando al discorso del nome, ognuno di noi ama ciò che lo contraddistingue ed il proprio nome è la prima cosa che impariamo per poterci differenziare dagli altri e quindi amiamo quando qualcuno si ricorda come ci chiamiamo.

Roosevelt, uno dei presidenti più amati degli Stati Uniti d’America, si ricordava il nome di tutti quelli che conosceva: dal senatore al meccanico, dal ministro al domestico. Tutti!
Andrew Carnegie (questo cognome andava di molto di moda all’epoca) realizzò uno dei più grandi e redditizi affari del mercato statunitense di cent’anni fa proponendo a George Pullman, uno degli uomini più ricchi e potenti d’America, una fusione aziendaria. Pullman, suo acerrimo “nemico”, acconsentì solo dopo aver sentito il nome della futura società, ovvero “Pullman Palace Car Company.” Incredibile, vero quanto possa essere potente l’influenza che il nostro nome ha su noi stessi?

Quindi, ricordati: quando conosci qualcuno annota subito il suo nome e vedrai quanto rimarrà positivamente sorpreso la prossima volta che lo rivedrai e lo chiamerai per nome.

Il Secondo: fai parlare gli altri di se stessi
All’università studiavo con un ragazzo che poteva passare anche un’intera giornata ad ascoltarmi. Gli raccontavo di tutti i miei problemi: da quanto ero stanco a quanto fossero super affollati i treni per venire a Milano (che novità, eh?), da come fossi indietro con la preparazione degli esami (nemmeno quella era una novità…) a quanto stavo impazzendo dietro ad una ragazza. Insomma quel ragazzo sapeva tutto di me, se qualcuno mi avesse chiesto come era Francesco, io gli avrei risposto:”Un grande! Parlare con lui è fantastico! Siamo sempre sulla frequenza di pensiero!”

La cosa più incredibile era che io, in proporzione, sapevo di lui un decimo di quello che lui sapeva della mia vita, ma allora come potevo sostenere che fossimo sempre d’accordo e molto simili? Semplice: il mio amico sapeva qualcosa che io all’epoca non applicavo, ovvero lui era un ottimo ascoltatore e mi incoraggiava a parlare di me.

Il principio rimane sempre lo stesso: tutti noi adoriamo sentirci al centro dell’attenzione per cui, se possiamo, ci circondiamo di persone e cose che esaltano la nostra figura. Saper ascoltare gli altri diventa di conseguenza un ottimo metodo per poter migliorare le nostre relazioni con il prossimo. Il potere di saper ascoltare è ancora più evidente quando ci troviamo nella situazione opposta: ti è mai capitato infatti di spiegare qualcosa a qualcuno ed essere continuamente interrotto? Immagino che quando capita, la cosa ti manda in bestia e appenderesti al muro quel fastidioso disturbatore. Quanto è bello invece quando chi ti è di fronte sembra pendere dalle tue labbra? Ti senti ancora più invogliato a parlare con più entusiasmo. Prova quindi sin da oggi, magari durante la pausa caffè a lavoro o con un tuo familiare o con un tuo compagno di scuola, ad intavolare una discussione, facendo parlare sempre l’altro (tutt’al più periodicamente gli poni delle domande per dargli altri argomenti di discussione) e vedrai come il tuo interlocutore ti saluterà infine con un benevolo sorriso.

“Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, il cervello degli altri.”
(Leonardo da Vinci)

Il Terzo: parla di quello che interessa all’altro
Quest’ultimo consiglio è strettamente legato al precedente. Se è evidente che le persone amano condividere il tempo con chi le sa ascoltare, a maggior ragione è chiaro che per poter migliorare le proprie relazioni bisogna intrattenere gli altri con argomenti che risultino interessanti anche (e soprattutto) a loro. Non dirmi che non ti è mai capitata quell’imbarazzante situazione in cui ti sei lasciato coinvolgere da un amico in un’uscita con i suoi amici e subito dopo essersi salutati si bittano in una lunga ed estenuante discussione su argomenti per te totalmente alieni? A me è capitato e non posso dimenticarmi di quanto in quei frangenti il tempo passi così dannatamente e inesorabilmente lento. Posso ancora sentire le lancette dell’orologio e il loro rallentato ticchettio…
Immagino, insomma che nemmeno a te piaccia ritrovarti in una situazione in cui non puoi interagire in alcun modo, nemmeno parlando, quindi perché dovrebbe piacere a chi hai di fronte? 

Sigmund Freud era noto non solo per le sue teorie sulle influenze dei processi psichici inconsci, ma anche per la sua proverbiale capacità di ascoltare gli altri che andava al di là di quanto si potesse aspettare da un professionista del suo settore.

Dale Carnegie riporta sul suo libro il seguente aneddoto.

Un uomo che incontrò Freud descrisse il suo modo di ascoltare: “Mi ha colpito con tale energia che non lo posso dimenticare. Ha qualità che non ho mai visto in nessun altro uomo. Non ho mai sperimentato un ascoltatore così concentrato. Nemmeno tra gli strizzacervelli. I suoi occhi erano dolci e geniali. La voce bassa e gentile. Gesticolava poco. Ma l’attenzione che mi dava; il suo modo di approvare quello che dicevo, anche se lo dicevo goffamente, era straordinaria: non potete immaginare che cosa significhi sentirsi ascoltati in questo modo.”

La straordinarietà di quanto hai appena letto risiede nel fatto che costui era rimasto particolarmente colpito da Freud sebbene quest’ultimo non avesse quasi mai parlato, ma, piuttosto, avesse passato la maggior parte del tempo in concentrato silenzio ad ascoltarlo e al massimo ad “interromperlo” per porgli domande su argomenti interessanti che lo spronassero a parlare ancora!

Quello che ti chiedo quindi è un semplice test. prima ti ho chiesto di sforzarti nella prossima discussione a non parlare, ma di ascoltare. va benissimo, ma ora ti chiedo di evolvere questo esercizio, introducendo tu la prossima volta un argomento di discussione che possa evidentemente interessare al tuo interlocutore e quindi lasciarlo parlare senza interromperlo se non con brevi e mirate domande allo scopo di dare nuova energia alle sue parole.

Bada bene che non è facile perché il desiderio di rimetterci al centro dell’attenzione ci aspetta sempre forte dietro l’angolo. Saper ascoltare, porre gli altri al centro del discorso, ricordarsi particolarità sensibili degli altri, come appunto il loro nome, non sono semplicemente uno sforzo mentale, ma sono veri e propri esercizi, come quelli che fai in palestra, in cui ti devi veramente impegnare se vuoi migliorare le tue relazioni con chiunque.

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Davide

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