Vivere per lavorare o lavorare per vivere?
La domanda di oggi è : vivere per lavorare o lavorare per vivere?
Interessante questione che si è posta la mia amica Sara Ivaldi ( e si, devi prenderne la responsabilità! :D). In effetti non è sempre chiara questa distinzione; spesso infatti trascuriamo molti fattori importanti della nostra vita privata pur di avere una migliore vita professionale.
Ma quanto è giusto sacrificare l’una per soddisfare l’altra? Sul gruppo facebook di RebuildMyLife ho giusto parlato di equilibrio questa settimana che per quanto riguarda è la soddisfazione di almeno tre fattori:
- Salute psicofisica
- Realizzazione personale
- Relazioni con gli altri
- Un uomo d’affari ti dirà che vive alla grande perché il suo lavoro è perfetto, ma poi ha alle spalle 4 divorzi e 2 by-pass al cuore perché ha una vita sregolata:
- Una persona che non è davvero realizzata sul lavoro, si giustificherà dicendo che la cosa più importante nella sua vita è la famiglia, quindi il resto va in secondo piano (anche se poi non riesce ad arrivare alla fine del mese perché guadagna pochissimo)
Ma torniamo quindi al dilemma iniziale: vivere per lavorare o lavorare per vivere?
Ebbene ho chiesto a Sara di dare lei stessa una risposta che riporto qui di seguito. Buona lettura!
“Lo scopo del lavoro quello di guadagnarsi il tempo libero.”
(Aristotele)Oggi vorrei affrontare questa annosa questione, della quale il buon Aristotele, ci da una sua interpretazione: Vivere per lavorare o lavorare per vivere? Il gioco di parole è tanto bello quanto è sottile il confine che ne divide i significati.
Lavorate tutta la settimana, ma avete possibilità di programmarvi una uscita/appuntamento con 10 giorni di anticipo? Lavorate per vivere.
Gli amici iniziano a chiedersi quando vi vedranno, perché ogni volta vi spostano un turno o siete in trasferta da qualche parte improvvisamente?Vivete per lavorare.Ecco, forse lui ha esagerato un po’ col concetto di “vivere per lavorare”, vero?
Nessuno dei due concetti è sbagliato di base, dipende ovviamente dalle proprie priorità e traguardi fissati, per esempio una persona potrebbe decidere di dare il massimo di se stesso per un periodo di tempo in attesa di un premio finale, sia esso guadagnare abbastanza per una vacanza dall’altra parte del mondo o sperare in una promozione; oppure fate parte della prima categoria in cui uno stipendio dignitoso vi basta, la vostra posizione vi piace e preferite avere quel tanto di tempo libero per una passeggiata in più o una cena con gli amici.
Purtroppo sappiamo tutti che le prospettive personali spesso non vanno di pari passo con il lavoro che uno trova (nel 2019 parlare di lavoro che uno sceglie so essere difficile, ma narrano le leggende che sia ancora possibile, quindi comunque non demordete!).Cosa fare in questi casi?
Io ho trovato molto utile fare la classica lista dei pro e dei contro, scrivere è sempre la cosa migliore in questi casi, la mente vaga e capita magari di focalizzarsi su quelli che paiono essere dei problemi insormontabili quando invece il nocciolo della questione potrebbe essere un altro. L’importante è darsi sempre un valore, riconoscere che il proprio lavoro vale, sia che voi portiate caffè e fotocopie o che siate il manager di una qualche azienda; allo stesso modo date valore al vostro tempo, date valore al tempo delle persone a cui tenete, la vita fatta è di rapporti con parenti ed amici oltre che ovviamente con voi stessi. La famiglia non è fatta solo di quelle persone che vi siete ritrovati per nascita e che avrete sempre, ma è fatta anche di persone che possono aver bisogno di voi nonostante il grado di parentela, a loro donate la cosa più preziosa che avete, il vostro tempo non retribuito. Questo è un investimento a fondo perduto che fate per il vostro futuro ed una cosa che nessun lavoro potrà mai darvi.
Allora cosa pensi della risposta di Sara? Se hai voglia di approfondire l’argomento, puoi lasciare un commento o qui sul blog o sulla pagina o sul gruppo Facebook di RebuildMyLife. MI farebbe molto piacere!
P.S.
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